Gli anni Sessanta sono superati, il divorzio non è più qualcosa di socialmente sconveniente e le coppie che non vanno più d’accordo possono separarsi con una certa facilità.
Ma se il “vissero per sempre felici e contenti” non è più una garanzia, la vera preoccupazione riguarda le situazioni in cui ci sono dei figli, specialmente se minorenni, che sono inevitabilmente coinvolti nelle vicende, amorose e non, dei genitori.
A tal proposito, negli ultimi anni si è ampiamente diffusa la figura del mediatore familiare, che entra in gioco soprattutto quando nella separazione sono coinvolti dei bambini.
Il mediatore familiare è un professionista con competenze psicologiche e giuridiche il cui compito è quello di aiutare gli ex coniugi ad affrontare la separazione in modo costruttivo, supportandoli nell’esprimere le proprie esigenze ed i propri bisogni, creando un clima il più possibile disteso e dialogico e conducendoli ad adottare delle scelte che siano in linea con gli interessi e i bisogni di tutta la famiglia.
Il mediatore non deve trovare soluzioni, non deve sostituirsi ai coniugi nelle decisioni e non ha alcun potere giudicante: la sua unica funzione è quella di guidare le parti verso un bilanciamento soddisfacente degli interessi in gioco, nel rispetto delle reciproche esigenze e con un occhio di riguardo per i minori.
Indubbiamente la mediazione familiare presenta diversi vantaggi: innanzitutto consente di fare almeno un tentativo di risoluzione pacifica della controversia, prima di trovarsi a discutere in tribunale di fronte ad un giudice.
Inoltre, si sa, i tempi della giustizia sono tutt’altro che trascurabili: si rischia di attendere per anni la decisione del giudice, con grande dispendio di energie e di denaro.
La mediazione, invece, può essere attivata semplicemente rivolgendosi all’organismo territoriale competente che in tempi molto brevi fisserà un primo incontro con i coniugi per inquadrare la situazione. Spesso, nei casi più complessi, i primi incontri sono svolti individualmente in modo tale da consentire al mediatore di capire quali sono i motivi di contrasto e le barriere che impediscono alla coppia di giungere ad una soluzione pacifica.
I motivi di scontro possono essere i più svariati: si va dalla divisione dei beni comuni, all’assegno di mantenimento, all’educazione dei figli, all’assegnazione della casa coniugale e via dicendo.
Molto spesso però i veri motivi di scontro sono legati alle cause della separazione, alle circostanze che hanno condotto alla fine della relazione e spesso i due ex coniugi si trovano a farsi la guerra semplicemente per sfogare rabbia, rancori e dispiaceri inespressi.
Il mediatore gioca un ruolo fondamentale su questo piano, perché grazie alle sue competenze riesce a far emergere le reali problematiche, al di là delle mere prese di posizione, e riporta l’attenzione dei litiganti sulle questioni che davvero meritano un atteggiamento costruttivo e collaborativo, come il miglioramento delle capacità comunicative al di là del conflitto, il riconoscimento dei reciproci bisogni e, soprattutto, l’esigenza di continuità genitoriale, con conseguente responsabilizzazione di entrambi.
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