Chi di voi non ha mai sentito parlare di YouTuber, food blogger o influencer?
Probabilmente in pochi, ma vogliamo dare comunque una definizione al fenomeno: si tratta di individui che godono di un notevole seguito on-line grazie alle loro capacità comunicative e grazie al loro carisma.
Proprio perché questi soggetti riescono a catturare l’attenzione di numerosi utenti del web, attorno alla loro figura si è sviluppato un vero e proprio modello di marketing.
Così come è sempre accaduto anche in ambito cinematografico attraverso il cosiddetto product placement (pratica con la quale, a fronte di un corrispettivo, si inseriscono nelle riprese prodotti di un certo marchio al fine di aumentarne la visibilità) i più importanti Brand hanno colto i benefici che possono derivare dalla popolarità di personaggi celebri, utilizzando la loro visibilità per perseguire finalità pubblicitarie.
Infatti, un post di un influencer può arrivare ad essere visualizzato anche da milioni di persone.
È chiaro però che questa attività non può essere svolta in assenza di regolamentazione.
Il codice del consumo all’articolo 22 stabilisce che il professionista debba esplicitare l’intento commerciale della propria attività laddove questo non risulti evidente, con lo scopo di evitare che il consumatore possa assumere una decisione che non avrebbe altrimenti preso e, al contrario, agevolare una scelta ragionata e consapevole.
In sostanza deve essere reso noto al pubblico che si sta agendo con uno scopo strettamente promozionale e questo intento deve essere facilmente individuabile dal pubblico cui ci si rivolge.
In quest’ottica sono intervenute a più riprese l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e l’Autorità delle Comunicazioni, le quali si sono attivate per regolamentare quella che è definita anche “pubblicità indiretta”.
L’antitrust infatti ha evidenziato che, seppur ci si trovi di fronte a pratiche relativamente nuove, vige sempre la regola per cui la pubblicità debba essere riconoscibile come tale, affinché il consumatore effettui un acquisto consapevole: per questi motivi è stato esplicitamente chiesto a blogger e influencer di inserire delle avvertenze, anche sotto forma di hashtag (come #ad che sta per advertising, o #spon che sta per sponsor), che esplicitassero la natura prettamente promozionale e commerciale dell’inserimento di un determinato prodotto all’interno di un post.
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