Stando a quanto risulta da Google Trends, strumento che consente di conoscere le principali ricerche effettuate su Google dagli utenti del web, la parola più cercata e cliccata dagli italiani a partire dalla scorsa domenica fino ad oggi, indovinate qual è? Esatto, “congiunti”.
Già perché, nel decreto che disciplinerà la fase 2 di contrasto alla diffusione del Covid, in vigore dal prossimo 4 maggio, la parola “congiunti” viene utilizzata per indicare il legame che deve sussistere tra due persone affinchè alle stesse sia consentito vedersi, in deroga alle limitazioni alla circolazione evidentemente necessarie per affrontare la pandemia.
In particolare, l’articolo 1 del decreto specifica che “sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute e si considerano necessari gli spostamenti per incontrare congiunti, purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano usate protezioni delle vie respiratorie”.
Dopo quasi due mesi di isolamento, è comprensibile che le persone sentano la necessità di incontrare i propri parenti, gli amici e i fidanzati. E le parole del Presidente Conte hanno aperto uno spiraglio, che lascia sperare nella possibilità di incontrare i nostri affetti “lontani”.
Ma veniamo al punto: chi sono, quindi, i congiunti?
La legge utilizza tale termine solo nell’articolo 307 del codice penale, indicando come congiunti “ascendenti, discendenti, coniuge, la parte di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, fratelli, sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti”, escludendo quindi cugini, fidanzati ed amici.
Sembra quindi che la ratio del decreto sia quella di escludere dal novero dei congiunti tutti coloro i quali siano legati da un rapporto NON verificabile. Infatti, se in questo momento è opportuno limitare il più possibile i contatti tra persone al fine di limitare la diffusione del virus, la possibilità di incontrarsi deve in qualche modo essere regolamentata.
Pertanto, sembra sensato che il decreto voglia limitare i contatti alle persone il cui rapporto possa essere verificato (matrimonio, rapporto di parentela…): altrimenti, se si consentisse a chiunque è legato da un rapporto di affetto di incontrarsi, si tratterebbe di fatto di un “via libera” che non consentirebbe di effettuare alcun controllo.
La domanda che rimane senza risposta, a questo punto, è solo una: ma i fidanzati??
Nonostante la ratio del decreto sembri chiara nell’intenzione di escludere la possibilità per amici e fidanzati di incontrarsi, sembra che il Governo stesso, con un’inversione di rotta, abbia esteso il concetto di “congiunti”, arrivando a comprendervi anche “fidanzati stabili” ed “affetti stabili”.
A questo punto, però, la discussione si sposta sul concetto di “stabilità” del rapporto.
Chi stabilisce quando un affetto è “stabile”? E come lo si può dimostrare? Come il Sole 24 Ore sottolinea, questa precisazione da parte del Governo rischia di eliminare qualsiasi perimetro applicativo del nuovo decreto che, nei fatti, consentirebbe a chiunque di raggiungere liberamente chi preferisce, nel limite dei confini regionali, giustificando lo spostamento e l’incontro con la sussistenza di un rapporto stabile.
Pertanto, sul punto c’è una gran confusione: speriamo in una nota del Governo che, entro il 4 maggio, definisca i limiti applicativi del decreto chiarendo ogni dubbio.
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