Quello tra affitti brevi e quiete condominiale è un binomio sempre più difficile da gestire nei condomìni residenziali, dove la diffusione degli alloggi turistici – spesso locati tramite piattaforme come Airbnb – può creare problemi di convivenza tra chi affitta e chi abita stabilmente nello stabile.
Per chi ospita, è un’opportunità interessante; per chi vive accanto, talvolta, è un motivo di stress.
Perché, diciamolo: non tutti gli ospiti sono discreti e non è raro che schiamazzi, feste improvvisate e un continuo via vai disturbino la quiete condominiale.
Ma cosa si può fare concretamente in questi casi?
È importante chiarire subito un punto: affittare casa per brevi periodi è legale, salvo che il regolamento condominiale – approvato all’unanimità – preveda espressamente il divieto di destinare gli immobili a uso turistico o simile.
Quindi non ci si può opporre alla presenza di un Airbnb nel condominio.
Tuttavia, il fatto che l’attività sia lecita non significa che tutto sia permesso: la legge tutela comunque il diritto alla tranquillità di chi abita nello stabile.
E se gli ospiti disturbano?
Ecco il punto chiave. Se gli ospiti arrecano disturbo – ad esempio fanno rumore, non rispettano gli spazi comuni, lasciano rifiuti in giro o tengono comportamenti molesti – il condomino che subisce il disagio deve rivolgersi al proprietario dell’appartamento, non agli ospiti.
Infatti, è il proprietario ad essere responsabile di quello che accade nel suo immobile, anche se in quel momento è affittato a terzi per pochi giorni.
La legge non lascia spazio a dubbi: se da quell’appartamento provengono rumori molesti o comportamenti contrari alla convivenza civile, è lui il primo a dover intervenire.
Come agire, quindi?
Il primo passo è segnalare il disturbo all’amministratore di condominio. L’amministratore può fare un richiamo formale al proprietario e, in casi ripetuti, convocare un’assemblea o incaricare un legale.
Se il disturbo continua, si può agire civilmente contro il proprietario, chiedendo che venga inibita l’attività lesiva della tranquillità comune, oppure – in casi particolarmente gravi – anche un risarcimento del danno.
Nel caso in cui si trattasse di rumori notturni o di comportamenti molesti particolarmente evidenti, si può anche chiamare la Polizia o i Vigili urbani per far cessare immediatamente il disturbo.
Il proprietario, dal canto suo, ha tutto l’interesse a vigilare e a fornire istruzioni chiare agli ospiti, perché se non riesce a tenere sotto controllo la situazione, può trovarsi in guai legali – e non solo con il condominio, ma anche con il Comune, in caso di irregolarità.
Convivere si può, ma con regole
Il punto non è dire “sì” o “no” ad Airbnb, ma trovare un equilibrio tra il diritto del proprietario di utilizzare il proprio immobile e quello degli altri condomini di vivere serenamente.
Le locazioni brevi non sono il male assoluto ma, come tutte le attività che possono influenzare altre persone, richiedono responsabilità e buon senso.
Il consiglio, per chi affitta, è semplice: trasparenza, comunicazione e rispetto delle regole.
Per chi invece subisce comportamenti scorretti, la strada da seguire parte sempre da una segnalazione all’amministratore e, se necessario, da una tutela legale.
Il diritto alla quiete non va mai in vacanza!
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